Quando troviamo una ghiandola o un linfonodo ingrossato nella zona delle ascelle, è sempre un momento di allarme.
Eh sì, perché è facile scambiarli per un nodulo al seno.
E, ovviamente, pensare subito a una patologia grave come il tumore.
Ed ecco perché imparare come riconoscere un nodulo al seno da una ghiandola è decisamente fondamentale.
In questa guida vi aiuteremo a capire come verificare la natura del rigonfiamento sul seno, e sapere quando è il caso di rivolgervi a un medico.
Pronti? Cominciamo!
Ghiandole e noduli: conosciamoli per capirli meglio
Cominciamo questa guida su come riconoscere un nodulo al seno da una ghiandola con una breve descrizione del problema. Il nodulo è un inspessimento, a volte protuberanza, del tessuto. Alla palpazione, quindi, si noterà un’area più spessa e dura. In questo non si distingue da una ghiandola, che a sua volta, se infiammata, può presentarsi come più gonfia e dura.
Le ghiandole sono gli organi più piccoli del nostro corpo e veicolano le sostanze che determinano il buon funzionamento del sistema immunitario, quando si infiammano tendono tuttavia ad essere più calde e fare male. Un nodulo al seno, invece, si presenterà come una semplice neoplasia – ad esempio, una cisti – senza dolore e senza alcun sintomo di infiammazione.
Questa è una prima distinzione legata alla natura delle due problematiche. Tuttavia, non sempre può essere semplice azzeccare al primo colpo la differenza tra i due, specie se non si è pratici con l’autopalpazione.
Come riconoscere un nodulo al seno da una ghiandola: le tecniche più efficaci
Abbiamo appena detto che distinguere tra ghiandola e nodulo non è sempre facile. Vediamo allora quali sono le tecniche più efficaci su cui bisogna concentrarsi per imparare a prendere consapevolezza del proprio corpo.
L’autopalpazione: una tecnica fondamentale per le donne
L’autopalpazione del seno è una delle misure che si sono rivelate più efficaci per la prevenzione del tumore al seno. Quasi la metà delle patologie è stata scoperta dalle donne stesse, che hanno poi prenotato degli accertamenti. La tecnica è facile:
- Mettersi davanti allo specchio con le mani sui fianchi e una postura il più dritta possibile;
- Cominciare con l’osservazione: il colore, la forma e la dimensione dei due seni dev’essere simile;
- Verificare che non ci siano gonfiori, irritazioni cutanee, perdita di liquido dai capezzoli, arrossamenti;
- Sollevare le braccia e controllare anche i lati del seno;
- Sdraiarsi e, con le braccia sollevate, mettere la mano su ciascun seno esercitando pressione, mettendo le mani intorno al capezzolo, poi sulla mammella, e poi nell’area dell’ascella. Toccare tutta la zona del seno, dalla clavicola fino alla base della cassa toracica, dall’ascella allo sterno. Attenzione: la palpazione è più efficace subito dopo la doccia.
Capire quando qualcosa non va (e non allarmarsi)
Per chi è alla prima palpazione del seno può essere difficile riconoscere un nodulo o anche solo capire che si tratta di un corpo “estraneo”. Cosa guardare quindi? Il nodulo è una zona indurita del tessuto, di solito delle dimensioni di un pisello. Considerando che il seno è ricco di ghiandole ed è un’area in cui possono formarsi numerose cisti, se ne trovate uno non allarmatevi, ma chiamate il vostro medico per approfondimenti.
In particolare, bisogna tenere a mente alcune informazioni:
- Anzitutto, alcuni noduli sono temporanei, dipendono da fattori ormonali, e possono venire, ad esempio, in concomitanza con il ciclo, scomparendo poco dopo;
- Sono invece da tenere sotto controllo quelle formazioni che appaiono all’improvviso, hanno una forma anormale, e tendono a variare o si sviluppano in aree anomale. O anche se si ha un nodulo su un solo seno e non sull’altro;
- Occhio agli altri sintomi: gonfiori, arrossamenti e perdite dai capezzoli.
I test per individuare la natura dei noduli al seno
La prima cosa da fare se si teme per un nodulo al seno è chiamare il proprio medico curante. Data la grande diffusione del tumore al seno, anche i medici di base sono preparati per riconoscere questa patologia individuandone i sintomi. Dalla visita vi verranno poi consigliati esami di approfondimento.
Tra questi, probabilmente il primo a cui verrete sottoposti è la mammografia, un esame che sottopone il tessuto del seno ai raggi X per localizzare le anomalie. Attenzione: è buona prassi, dopo i 30 e soprattutto dopo i 40, eseguire questo esame una volta l’anno.
Non sempre la mammografia è risolutiva, però. Ed ecco perché potrebbe venirvi consigliata un’ecografia mammaria. Questa vi aiuterà a distinguere un nodulo da una cisti, e permetterà al medico di stabilire se sia opportuno procedere a una biopsia per analizzare al microscopio un pezzo di tessuto mammario e capire se si tratta di una massa tumorale e se è benigna o maligna.
Una prevenzione tempestiva può davvero cambiare le cose
Nonostante la grande diffusione di patologie come il tumore al seno, sono ancora molte le donne che non procedono all’autopalpazione mensile. Si tratta, invece, di una prassi che andrebbe eseguita con regolarità e attenzione, perché riconoscere un nodulo tempestivamente può incidere notevolmente sulle possibilità di guarigione. Non abbiate paura di conoscere il vostro corpo!